Enologo: una professione, una passione

Enologo: una professione, una passione

 

Prima che questo mio contributo entri nel merito di tematiche ben più affascinanti mi preme cercare di dare qualche informazione in più sulla figura dell’enologo e iniziamo col darne una definizione: “l’enologo è colui che segue una o più fasi del processo di trasformazione, produzione ed invecchiamento del vino all’interno di aziende vitivinicole (cantine) fino alla commercializzazione. Fanno parte del suo lavoro si la verifica che il controllo del corretto funzionamento dei macchinari per la lavorazione dell’uva e la predisposizione dei controlli per la manutenzione. E’ responsabile dell’applicazione delle norme di igiene e di conservazione degli alimenti.

Partendo da questa definizione, letta sulla Gazzetta del Lavoro del 11 aprile 2010, mi sono più volte chiesto se veramente si ha un’idea corretta di quelle che sono le varie sfaccettature di un “mestiere” affascinante, complesso e spesso sopravalutato sia in positivo che in negativo!

Questa professione ha a che fare con una materia viva, con un frutto che si trasforma in una delle bevande più incredibili del mondo e parlare di una trasformazione di questo tipo senza soffermarci sulla sua complessità e sulla difficoltà nel capire queste trasformazioni fino in fondo, sarebbe di una presunzione senza pari. Pensare di poter gestire l’interazione che passa tra svariate migliaia di composti chimici in continua evoluzione, mi pare veramente un esercizio da infantile Super Io. Certo so perfettamente che ci sono tanti che pensano che un enologo abbia la possibilità di stravolgere la materia prima da cui parte, o che possa cambiare le sorti di un prodotto/produttore con le sue alchimie o con i suoi segreti, quasi che possa ripetere il miracolo delle Nozze di Cana, ma è poi così che stanno le cose?

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